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Le piante del freddo

Le piante del freddo

Gennaio 2016: solo in questi primi giorni dell'anno il freddo invernale comincia a farsi sentire, se per via della stagione autunnale molto mite non abbiamo ancora pensato a preparare il nostro corpo all'arrivo di agenti infettivi sempre più forti e aggressivi è il momento di correre ai ripari.

Guardiamo al mondo delle erbe con attenzione: troveremo sempre una proposta per superare al meglio i disturbi legati alla stagionalità.

“L'invincibilità sta nella difesa.
La vulnerabilità sta nell'attacco.
Se ti difendi sei più forte. Se attacchi sei più debole”
(L'arte della guerra - Sun Tzu)

Echinacea

Si tratta di uno dei rimedi più noti e utilizzati allo scopo di potenziare le difese dell'organismo. L'echinacea è una pianta perenne ( ne esistono ben tre varietà (Ech. purpurea, Angustifolia, Pallida) appartiene alla famiglia delle compositae, e può raggiungere i 50 centimetri di altezza. I suoi fiori sono simili a quelli della margherita, il fusto è ricoperto da una peluria setolosa con le foglie strette, mentre la parte utilizzata a scopi curativi, la radice è di colore nerastro. Proprio nelle radici si concentrano infatti diversi principi utili per combattere le infezioni, quali l'echinacoside, l'echinaceina, alcuni polisaccaridi, un olio essenziale e un modesto contenuto di vitamina C. Le principali indicazioni di questa pianta sono soprattutto la prevenzione ed il trattamento delle malattie da raffreddamento di grado lieve o mediamente severo, dunque raffreddori comuni, malattie influenzali e infettive delle prime vie aeree. Numerosi studi hanno, infatti, evidenziato la capacità dell'Echinacea purpurea di attivare e rinforzare il sistema immunitario “aspecifico”, favorendo l'azione dei macrofagi, che divengono più attivi nella loro attività di distruzione dei germi e aumentando la produzione dei linfociti T, cellule del sistema immunitario capaci di combattere le infezioni. Ne consegue un'azione antibatterica e antivirale ma anche antinfiammatoria, favorendo un pronto miglioramento dei tipici sintomi dei malanni invernali. L'echinacea può essere utilizzata anche in forma di pomata o crema, nel trattamento di ferite e di aiuto nella cicatrizzazione.

Come utilizzarla al meglio

Due opzioni: si può utilizzare la tintura madre, alla dose di 30-40 gocce in poca acqua per due volte al giorno e lontano dai pasti (ad esempio alle ore 8 e 18 ).

In alternativa si ricorre all'estratto secco, ad una dose tale (3-4 capsule circa) da assicurare l'assunzione quotidiana di almeno 12mg di principi attivi (echinoside).

Per un uso preventivo ottimale vengono suggeriti cicli di assunzione di 30 giorni seguiti da un intervallo di 15 giorni, ripetendo poi nuovamente altri cicli di assunzione intervallati dalla consueta pausa di 15 giorni.

Può essere assunta nelle primissime fasi di un'influenza o di un raffreddore, alla dose di 50 gocce ai primi sintomi poi con 10 gocce ogni ora. si continua poi con tale assunzione fino a miglioramento dei sintomi, riducendo il dosaggio fino a 20 gocce per tre volte al giorno fino a completo superamento dell'infezione.

Acerola e rosa canina, fonti naturali di vitamina C

Per un funzionamento ottimale, il sistema immunitario ha la necessità di ricevere un apporto bilanciato di nutrienti: la “mancanza”, o meglio un apporto insufficiente di vitamine e sali minerali, può portare a stati carenziali di diversa entità e quindi ad una maggiore frequenza a contrarre malattie infettive.

Il ruolo principale nel sostegno del sistema immunitario è da sempre riconosciuto alla vitamina C: oltre che alle sue ben note proprietà antiossidanti, questa vitamina è capace di attivare la risposta degli anticorpi, favorisce la funzionalità dei globuli bianchi e di stimolare direttamente il sistema immutario.

Per integrare in modo naturale la vitamina C, oltre a ricorrere alle spremute di arancia e alla frutta, è possibile ricorrere a rimedi come la ROSA CANINA e l'ACEROLA (Malpighia glabra): si tratta di due buone fonti vegetali di vitamina C, ricche anche di sali minerali, flavonoidi, carotenoidi e componenti polfenolici dotati di attività antiossidante.

Rosa canina
Rosa canina

Della Rosa canina si utilizza la buccia “coriacea” dei falsi frutti maturi della pianta dal colore rosso-arancio: sono i cinorrodi, termine greco che significa appunto “ rosa dei cani”, per l'antica credenza popolare che la pianta servisse a curare malati di rabbia.  
Dell'acerola, arbusto originario delle Antille e del Sud America, nota come ciliegia delle Antille, si utilizzano invece i frutti, molto simili, come suggerito dal nome stesso, alle comuni ciliegie, dalle quali differiscono però per l'elevatissimo contenuto di vitamina C.

COME UTILIZZARLE
Per entrambi i rimedi a seconda dell'estratto utilizzato ( in tintura madre o estratto secco) è bene attenersi alle indicazioni riportate sulla confezione, solitamente corrispondenti a 3- 4 capsule al dì, da assumere a stomaco vuoto ( al mattino o nel pomeriggio). La durata del trattamento varia da un minimo di venti- trenta giorni a parecchi mesi. Possiamo con la rosa canina preparare anche una tisana: versiamo in uma bella tazza di acqua bollente un cucchiaino di cinorrodi spezzati, lasciamo in infusione per 10, 20 minuti prima di filtrare. L'infuso va assunto 3 volte al giorno.

QUANDO È MEGLIO ASTENERSI
Essendo il sistema immunitario regolato da ben precisi equilibri, per tutti gli immunostimolanti valgono, in modo assoluto, le stesse controindicazioni, dettate dalla mancanza di dati certi sull'efficacia e sulla sicurezza d'uso in alcune particolari situazioni. L'uso di immunostimolanti è quindi attualmente sconsigliato nell'ambito di malattie sistemiche progressive (tubercolosi, sclerosi multiple, collagenosi, leucomi, infezioni da HIV, AIDS e patologie autoimmuni) o in casi particolarmente delicati come trapianti o leucemie in attesa di trapianto di midollo osseo. Per mancanza di studi specifici sul feto e sul lattante ne viene sconsigliato l'uso anche in gravidanza ed allattamento.

Uncaria e astragalo

Astragalo
Astragalo (Astragalus membranaceus)

L'UNCARIA (Uncaria tomentosa e Uncaria guaianensis) è una liana originaria della foresta amazzonica dal cui fusto legnoso e più precisamente dalla corteccia, si ottengono estratti ricchi di principi attivi immunomodulanti e immunostimolanti, capaci di aiutare l'organismo contro gli attacchi di virus e batteri. Il nome deriva dal latino “uncus” unghia mentre tormentosa si riferisce alla lanugine che ricopre le foglie. Le indicazioni principali riguardano il sistema immunitario (allergie endogene, patologie autoimmuni), infezioni batteriche, microbiche, batteriche, micotiche, prevenzione del diabete di tipo 2. Prove farmacologiche hanno dimostrato che gli alcaloidi contenuti nella pianta determinano una attività immunostimolante, producendo una considerevole eliminazione di batteri nocivi e potenziando i linfociti T, rendendola efficace nel trattamento delle allergie, nella prevenzione delle malattie da raffreddamento delle vie aeree come febbre, tosse, ecc. 

L'ASTRAGALO (Astragalus membranaceus e Astragalus membranaceus var. Mongolicus) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle leguminose originaria della Cina e del Tibet, simile ad una grossa pianta di piselli La leggenda narra che, già nel 200 a. C, l'imperatore Shen Nung, venerato come colui che insegnò al popolo l'arte dell'agricoltura e dell'utilizzo delle piante, lodasse nei suoi trattati le virtù dell'Astragalus. In Medicina Tradizionale Cinese la sua radice è descritta come rimedio tonico, indicato sia per sostenere l'energia vitale e in particolare quella difensiva la Wei Qi, che avvolge la superficie del nostro organismo e lo protegge. È inoltre consigliata per conservare la struttura e la funzionalità dei tessuti (ptosi e prolassi, ulcere croniche, piaghe e ascessi) e per regolare in essi la distribuzione dei fluidi (ritenzione di liquidi ed edemi, feci fluide e malassorbimento).
La ricerca moderna conferma l'attività adattogena di Astragalus e ne evidenzia le proprietà immunostimolanti e immunomodulanti, specifiche per sostenere l'organismo quando lo stress altera l'efficienza delle sue difese. (disturbi infettivi, in particolare a livello intestinale, respiratorio e urinario, ma anche allergici e autoimmuni), favorito da condizioni di progressivo rallentamento, ristagno e intossicazione dei tessuti.. Un alleata preziosa contro l'influenza e le malattie da raffreddamento, di cui è in grado di abbreviare il decorso, diminuire l'entità dei sintomi e ridurre il rischio di ricadute.

Stagione di influenza

L'influenza è una malattia dovuta a myxovirus di tre tipi (A, B, C) e vari sottotipi (A1, A2, B1, B2, ecc). Può essere contagiosa e avere carattere di epidemia. Si presenta con febbre alta, spossatezza e mal di testa. Questi sintomi possono essere accompagnati da disturbi respiratori, quali riniti, faringiti, tonsilliti, tracheiti, otiti, bronchiti o disturbi intestinali quali coliti, stipsi, diarrea, crampi addominali. I virus penetrano in tutti noi. Perché alcuni si ammalano e altri no? 

NON è il virus, ma l'accumulo di tossine che ci fa ammalare. Il virus è solo il tramite col quale il corpo tende a depurarsi. Quale mezzo migliore della febbre che brucia tutto? 

Col termine di “tossine” comprendiamo tutto quello che ci intossica, sia a livello fisico con l'alimentazione, l'aria inquinata, le sostanze velenose con cui entriamo in contatto anche attraverso la cute; sia a livello psichico con lo stress, le difficoltà nei rapporti, all'interno della famiglia, sul lavoro, nella scuola, con gli amici. Tutto questo porta ad una condizione di stanchezza e debilitazione della quale a volte non ci accorgiamo. Quando siamo stanchi, cosa possiamo fare? Riposare. 
Il corpo lo fa per noi, ammalandosi, perché sente il bisogno di riposo fisico, psichico. In alcune occasioni, infatti, abbiamo bisogno di staccare la spina dalle attività giornaliere e dalle implicazioni dei rapporti umani. Siamo però totalmente presi dalla frenesia della vita che non possiamo permetterci di riposare neanche nella malattia: il bambino perde giorni di scuola e in ogni caso non può essere lasciato a casa da solo perché entrambi i genitori lavorano; l'adulto non può assentarsi dal posto di lavoro, altrimenti il titolare può rimproverarlo. Oppure svolge una attività dove deve assicurare una presenza costante, o, se lavora in proprio, deva mantenere fede agli impegni e agli appuntamenti presi. 
Ricerchiamo allora mezzi sempre più “veloci” per guarire quali antibiotici, antipiretici, antinfiammatori, cortisonici, vaccini, e non ci accorgiamo che così ci intossichiamo di più e alla fine siamo più spossati giacché i farmaci chimici ci provocano delle complicanze che si possono trasformare in altre malattie. 

L'Omeopatia ha invece la possibilità di agire in modo dolce e altrettanto veloce della medicina tradizionale senza lasciare residui di intossicazione. Il rimedio omeopatico deve essere prescritto non tanto per la malattia, ma per le modalità dei sintomi che possano manifestarsi in modo diverso in ogni paziente.
Nell'arco di un episodio influenzale abbiamo variazioni di modalità per lo stesso sintomo. Per esempio la febbre può iniziare con brividi, con freddo glaciale, spossatezza, stanchezza, può continuare con desiderio di muoversi, con immobilità, con visioni, con sudorazione, con problemi alle vie aeree o all'intestino che permangono anche dopo la guarigione.
Ragionando un attimo, capiremo che le modalità di uno stesso sintomo non possono essere guarite con farmaci come l'Acido Acetilsalicilico o il Paracetamolo, che abbassano la febbre in modo cruento e non lasciano al corpo la possibilità di agire in modo naturale contro il virus. Ogni variazione di modalità di un sintomo corrisponde ad un diverso medicinale omeopatico. La febbre è un sintomo energetico e l'energia non deve essere annullata da un farmaco chimico che è composto di materia. L'energia deve essere annullata con un'altra energia superiore o simile: il rimedio omeopatico. Questo agisce sulla febbre per similitudine dando al corpo uno stimolo uguale all'alterazione di temperatura ma maggiore. Il corpo che non riesce a opporsi alla febbre, si ribella all'energia del farmaco omeopatico simile nelle caratteristiche alla febbre e così avremo l'abbassamento della temperatura in modo naturale e non chimico. 
Questo è il vantaggio: la febbre nella reazione col farmaco omeopatico può alzarsi di mezzo o un grado, bruciare tutto quello che deve (virus o batteri) facendo il suo lavoro di eliminazione di tossine
Subito dopo, la guarigione definitiva senza complicanze. Un altro accorgimento importante è quello di non mangiare durante gli episodi influenzali per permettere anche all'apparato digerente di riposare, sono consentite spremute di arancia, infusi drenanti, camomilla che idratano il corpo e apportano vitamina C.

Dott.Giovanni Angilè
tratto da Biocalenda febbraio 2012

L'oligoterapia

L'oligoterapia usa piccolissime dosi di elementi che, all'interno del corpo svolgono un'azione “catalitica”. In sostanza, cioè, permettono di attivare le funzioni vitali “addormentate”.
Possono attivare ormoni, stimolare le difese immunitarie, ottimizzare le difese antiossidanti oltre a contribuire al metabolismo di molti nutrienti. Le dosi si attestano sul milionesimo di grammo, e sono quindi del tutto sicure: al tempo stesso sono sufficienti ad accendere le funzioni vitali: una piccola spinta che permette all'organismo di reagire.
Le piccolissime dosi non comportano in genere delle contoindicazioni, e si usano anche in pediatria.

L'oligoterapia può rivelarsi utile contro i mali della stagione invernale fredda: raffreddori, mal di gola e influenze.
Per le malattie da raffreddamento l'oligoelemento più indicato è il RAME, da solo o nei suoi composti MANGANESE-RAME o RAME-ORO-ARGENTO. Sono soluzioni attive sul sistema immunitario. Questi complessi vengono utilizzati con successo e hanno dimostrato di riattivare le funzionalità legate all'apparato respiratorio.

L'efficacia dell'oligoterapia dipende anche dalla reattività del paziente: un soggetto con una buona reattività può guarire da una tonsillite anche solo grazie all'uso degli oligoelementi.

Se desideriamo fare una buona prevenzione sarebbe meglio cominciare un ciclo di oligoelementi a ottobre e novembre, ma si può ripetere un secondo ciclo a fine inverno (gennaio e febbraio)quando spesso arrivano forme virali e batteriche.

La prevenzione aiuta: si ricorre a Manganese, Rame se il soggetto ha una forte predisposizione ad ammalarsi, oppure Rame-Oro-Argento se una persona è molto vulnerabile a queste infezioni o ricade spesso.
BastA assumere 2 fiale dell'oligoelemento a digiuno 2 volte alla settimana. Nel caso in cui la malattia da raffreddamento sia già in corso si possono utilizzare ancora Manganese-Rame e Rame-Oro-Argento come terapia di base a un dosaggio maggiore. La scelta dipende dal “terreno” del paziente e dalla gravità della situazione. Se le difese dell'organismo sono più robuste è possibile utilizzare Manganese-Rame, se invece il paziente è più debole è meglio optare per il composto Rame-Oro-Argento, sempre una fiala tutti i giorni.
Nella fase acuta della malattia a questi rimedi possiamo associare il Rame per rafforzare la reattività. Una fiala 2, 3 volte al giorno.
Il Rame svolge diverse azioni: anti-infettiva, antinfiammatoria, depurativa. È in grado di stimolare il sistema immunitario, oltre a favorire l'attività della vitaminaC e la produzione di anticorpi. Tutte le patologie stagionali ne beneficiano.

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